Prompt Architects: Il “Mestiere” del Prompt Engineer nell’Era dell’IA

Prompt Engineer nell’Era dell’IA

Prompt Engineer: professionista che progetta e calibra le istruzioni (prompt) per i modelli di Intelligenza Artificiale, traducendo obiettivi editoriali e requisiti tecnici in comandi chiari, precisi e privi di ambiguità, al fine di ottenere output coerenti, affidabili e privi di bias.

Il prompt engineer è diventato, nel giro di pochi mesi, una delle figure più discusse e ambite nell’ecosistema dell’IA. Nato quasi per caso, in risposta all’esigenza di dialogare con i modelli linguistici, questo profilo si è rapidamente stratificato in competenze tecniche, editoriali e persino filosofiche, tanto che alcuni lo definiscono già “l’architetto della voce dell’IA”.

È utile partire dall’esperienza di Joe Amditis, docente al Knight Center for Journalism in the Americas, che coordina il corso “Prompt Engineering 101 for Journalists”. In quattro settimane di workshop, i partecipanti imparano a scrivere richieste precise ai modelli GPT, definendo insieme tono, registro, pubblico di destinazione e stile di citazione.

A livello operativo, David Caswell – ex caporedattore tecnico di un grande quotidiano e ora consulente AI – sostiene che “i giornalisti sono i migliori prompt engineer” proprio perché padroneggiano già le regole della chiarezza e della verifica delle fonti. In una conversazione con Media Copilot, Caswell racconta di aver messo a punto una checklist in sette passaggi per trasformare una richiesta generica (“Scrivi un articolo su…”) in un prompt dettagliato, capace di orientare il modello verso output coerenti e affidabili.

Il paradosso è che, secondo Malcolm Frank, CEO di TalentGenius, l’IA sta già imparando a scrivere i propri prompt. “Prompt engineering has become something that’s embedded in almost every role,” spiega Frank, “and with AI assistance you can gradually automate that task too.” Così il prompt engineer rischia di diventare un metaruolo, necessario solo fino a quando i modelli non sapranno auto-ottimizzarsi.

Dal punto di vista sociologico, Antonio A. Casilli in In attesa dei robot descrive il “lavoro del clic” come una forma di visibilità precarizzata, misurata in microtask e performance: applicando la stessa lente al prompt engineering, ci si interroga se non si stia creando una nuova “fabbrica dell’attenzione”, dove l’esito del prompt diventa l’unità di valore da monetizzare.

Filosoficamente, Luciano Floridi in La quarta rivoluzione ci ricorda che ogni prompt è una decisione sul reale: “Quando chiediamo a un’IA di assumere un punto di vista o un registro culturale, plasmiamo la nostra infosfera.” Il prompt engineer, allora, diviene custode della trasparenza, esplicitando il grado di automazione e documentando sempre il contributo umano.

Competenze e nuove figure

  • Reverse prompt engineering: capacità di decompilare e analizzare i risultati prodotti dal modello.
  • Semiotica digitale: lettura critica dei simboli e degli stili generati dall’IA.
  • Etica e bias auditing: identificazione dei pregiudizi incorporati e progettazione di prompt “equi”.

Accanto al prompt engineer sorgono figure ibride come il prompt auditor, che revisa le interazioni e verifica che gli output rispettino standard di accuratezza e imparzialità, e il bias manager, specialista nel monitoraggio degli errori sistematici e nell’elaborazione di prompt tarati sui principi di inclusione.

Reinhold Teufel, docente di AI Ethics al Georgia Tech, paragona il mestiere del prompt engineer al “reverse engineering” dei dati semantici: un’attività che richiede rigore accademico e sensibilità pratica, capace di navigare tra milioni di possibili combinazioni di parole.


Prossimo episodio: esploreremo il settore musicale con un focus sui compositori algoritmici e i curatori di playlist generative. Analizzeremo come i codici di un software possano dialogare con l’emotività umana e ridefinire il concetto di creatività sonora.

Avatar photo

Mac Peer

×