Vision Pro e lo sport immersivo: un’idea brillante che rischia di non decollare
Secondo Macworld, il Vision Pro continua a convivere con un paradosso: la tecnologia è straordinaria, ma manca ancora un motivo davvero convincente per giustificare il prezzo del visore. Tra i possibili scenari, lo sport sembrava la via più promettente. L’idea di assistere a una partita “come se fossi allo stadio”, superando i limiti della TV tradizionale, era stata accolta come una possibile “killer app”.
A dimostrare quanto questa strada sia accidentata è però la vicenda quasi surreale di OneEightyDegrees, una piccola startup che sognava di portare eventi sportivi in VR attraverso la sua piattaforma Be There. La società, racconta AppleInsider, voleva riprendere le partite con telecamere speciali posizionate tra gli spalti e trasmetterle in diretta al Vision Pro. Ma il progetto si è dissolto nel nulla: “non risponde più alle mail”, scrive la testata, che oggi non è nemmeno sicura se si trattasse di un’iniziativa genuina o di un tentativo disperato di farsi finanziare.
La storia rivela un problema più profondo. Come osserva Macworld, chi prova a entrare in questo settore deve affrontare ostacoli quasi insormontabili: licenze sportive da decine o centinaia di milioni, attrezzature professionali, costi di trasmissione elevatissimi e — soprattutto — un pubblico inizialmente minuscolo, perché “quasi nessuno può permettersi un Vision Pro” e perché l’idea di guardare ore di sport con un visore pesante non è esattamente invitante.
Il vero nodo è che l’investimento non si ripagherebbe. L’unico modo sarebbe accettarlo come un progetto in perdita da sostenere per anni, con la speranza di vendere più visori grazie all’esclusiva di eventi sportivi immersivi. Ma anche Apple, che ha già sperimentato qualcosa con basket e baseball ma senza dirette, potrebbe non voler rischiare così tanto. Come scrive Macworld, per ora “c’è ben poco profitto da ricavare dalla trasmissione sportiva in VR”.
Fonte: Macworld, articolo di David Price, 12 novembre 2025
