macOS Tahoe e l’illusione trasparente: cosa c’è davvero dietro il Liquid Glass
Sotto il nome poetico di Liquid Glass, Apple ha presentato il restyling di macOS 26 (Tahoe) come una rivoluzione estetica. Ma il giornalista William Gallagher, in un articolo pubblicato su AppleInsider, invita a guardare più a fondo: non si tratta solo di trasparenze e nuovi riflessi, bensì di un’interfaccia ripensata in funzione della produttività.

Secondo Gallagher, è sorprendente la rapidità con cui ci si abitua ai cambiamenti introdotti da Apple: “qualche giorno dopo la presentazione, le differenze visive sembrano piccole, ma utili”. Eppure, proprio nella loro discrezione risiederebbe il valore: Liquid Glass non è un semplice trucco grafico, ma una strategia per mettere al centro i contenuti, nascondendo – o meglio, integrando – i comandi.
Un esempio chiaro è Spotlight: il classico motore di ricerca invocabile con Command-Spazio ora presenta una nuova interfaccia, con opzioni visivamente più chiare ma mai invadenti. Anche in Apple Maps la ricerca di un itinerario è stata resa più fluida grazie a un’interfaccia a colonne che sostituisce i vecchi pop-up. L’effetto complessivo, scrive Gallagher, è più “naturale, quasi professionale”.
Il principio guida sembra essere questo: meno interfaccia, più contenuto. La barra dei menu è ora invisibile per impostazione predefinita, il Dock può diventare totalmente trasparente e i widget sembrano galleggiare sullo sfondo. Tutto per restituire la scena all’utente e al suo lavoro.
Certo, non tutto fila liscio. “La leggibilità è l’unico vero tallone d’Achille”, osserva Gallagher. Alcune combinazioni di colore rischiano di compromettere la chiarezza dei menu, e la trasparenza delle icone nel Dock rende più difficile distinguerle a colpo d’occhio. Ma Apple sembra puntare su una personalizzazione graduale e su aggiustamenti futuri man mano che gli sviluppatori adatteranno le loro app.

Tra le novità meno appariscenti ma funzionali, si segnala anche lo spostamento dell’indicatore del volume nell’angolo alto a destra dello schermo: una scelta che evita di rovinare registrazioni video o disturbare l’utente al centro dell’azione.
Non tutto però convince allo stesso modo. L’invocazione dei Comandi Rapidi, ad esempio, ora apre una finestra centrale invece di un semplice menu: una scelta discutibile che rompe l’armonia del nuovo design. E alcune incoerenze tra controlli da tastiera e da mouse indicano che il sistema non è ancora del tutto rifinito.
Gallagher chiude con una constatazione: “macOS Sequoia sembra già vecchio”. Il vero successo di Liquid Glass, allora, non starebbe nella sua profondità concettuale, ma nella sensazione – fugace ma reale – che il Mac sia nuovo, più ordinato e più tuo.