Internet e il capitalismo della sorveglianza: l’utopia digitale si è rovesciata

Nel suo saggio Critica della ragione informatica (trent’anni dopo), pubblicato su “MicroMega” n. 3/2025, Pierfranco Pellizzetti ripercorre le origini e le trasformazioni di internet e delle tecnologie dell’informazione, da promessa di libertà a dispositivo globale di sorveglianza e controllo sociale. Nato all’interno del complesso industrial-militare statunitense, il cyberspazio si è progressivamente convertito da strumento scientifico a leva strategica del capitalismo in crisi, fornendo nuovi terreni di accumulazione e dominio attraverso la smaterializzazione dell’economia.
Pellizzetti descrive con lucidità come l’informatica, inizialmente espressione della cultura hacker e della libertà creativa, si sia piegata agli interessi commerciali e finanziari, trasformandosi in un sistema di potere fondato sulla raccolta, l’analisi e la monetizzazione dei dati personali. La “rete” – un tempo esaltata come spazio di democrazia diretta e disintermediazione – è oggi dominata da oligopoli digitali (Google, Meta, Amazon), che non solo veicolano la comunicazione pubblica ma la manipolano, determinando preferenze, emozioni e comportamenti elettorali.
Il saggio mostra come questa evoluzione sia stata accompagnata da un progressivo declino del pensiero critico: l’intellettuale pubblico è sempre più ridotto a content creator, soggetto al potere dei gatekeeper mediatici. I grandi teorici citati – da Rodotà a Castells, da Morozov a Zuboff – raccontano una deriva in cui la promessa di emancipazione si è rovesciata in un “Panopticon tecnologico”, dove il potere penetra nella vita quotidiana e nei desideri individuali, attraverso la sorveglianza algoritmica e la produzione automatica di consenso.
L’ultimo stadio di questa mutazione – che Zuboff definisce “capitalismo della sorveglianza” – vede nella natura umana stessa la nuova risorsa da sfruttare: emozioni, preferenze e relazioni sono raccolte, predette e trasformate in merce. La conseguenza è una democrazia esautorata, colonizzata da poteri privati e incapace di offrire rappresentanza autentica. Eppure, conclude Pellizzetti, proprio in questa nuova sottomissione si nasconde il bisogno urgente di una riflessione politica e culturale che restituisca voce e potere alla cittadinanza.
Fonte: MicroMega n. 3/2025, articolo di Pierfranco Pellizzetti.