Non conosco a fondo i dischi di Samuele Bersani; mi capita di ascoltare qualche suo brano per radio di tanto in tanto.
Di sicuro so che usa il Mac per le sue composizioni (http://www.apple.com/it/pro/music/samuelebersani/), e già questo me lo rende simpatico.
Però c'è una canzone di Samuele Bersani (Solo Una Canzone per l'appunto...) che conosco molto bene: Le Mie Parole.
Di questo brano mi piace l'armonia un po' spigolosa, sostenuta da un arrangiamento scarno, sulla quale si arrampica una melodia piena di slanci melodici; davvero una bella canzone.
Ancora di più mi piace il testo, ricco di immagini, di richiami; un testo sulle parole che gioca con le parole.
C'è una frase dell'ultima strofa che, per motivi personali, mi percuote dolorosamente a causa dell'associazione di idee che mi suscita.
Mi emoziona talmente che io questa canzone non l'ascolto mai fino alla fine, mi fermo prima di quel punto; anche se parole e musica ormai le porto dentro di me, e non ho bisogno di ascoltare.
Samule Bersani
Le Mie Parole
Le mie parole sono sassi,
precisi e aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese;
Sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi
che accendono negli occhi infinite attese;
Sono gocce preziose, indimenticate,
a lungo spasimate, poi centellinate;
Sono frecce infuocate che il vento e la fortuna sanno inidirizzare;
Sono lampi dentro a un pozzo cupo e abbandonato,
un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato;
sono foglie cadute, promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate;
Sono note stonate,
su un foglio capitate per sbaglio, tracciate e poi dimenticate,
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire, lo ammetto.
Strette tra i denti, passate e ricorrenti,
inaspettate, sentite o sognate.
Le mie parole son capriole, palle di neve al sole,
razzi incandescenti prima di scoppiare;
Sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare,
piccoli divieti a cui disobbedire;
Sono andate a dormire
sorprese da un dolore profondo che non mi riesce di spiegare,
fanno come gli pare, si perdono al buio per poi ritornare;
Sono notti interminate, scoppi di risate,
facce sovraesposte per il troppo sole;
Sono questo le parole, dolci o rancorose,
piene di rispetto oppure indecorose;
Sono mio padre e mia madre,
un bacio a testa prima del sonno, un altro prima di partire;
Le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire
Strette tra i denti, risparmiano i presenti,
immaginate, sentite o sognate,
spade fendenti,
al buio sospirate,
perdonate, da un palmo soffiate.
Connect With Us