Grazie, Duccio. :)
Fiori anche per te :fioriperte:
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Grazie, Duccio. :)
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Se si eccettuano alcuni casi aberranti, l'uomo non è propenso al bene: quale dio ve lo spingerebbe? E' costretto a vincersi, a farsi violenza, per poter compiere il sia pur minimo atto non inquinato dal male. Quando vi riesce, ogni volta egli provoca, umilia il suo creatore. E se gli succede d'essere buono non più per calcolo o sforzo, bensì per natura, lo deve a una inavvertenza dall'alto: va a situarsi fuori dall'ordine universale, nessun progetto divino lo aveva previsto. Non si capisce che posto occupi fra gli esseri, e nemmeno se ne sia uno. Sarà un fantasma?
Il bene è ciò che fu o sarà, ciò che mai è. [...]
[i]E.M. Cioran - "Il demiurgo cattivo"[/i]
[i]Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginia si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perchè.[/i]
[b]Alessandro Baricco - Novecento[/b]
...un libro, un capolavoro...
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Questo è un thriller di 409 pagine che si fa leggere in 2 ore...molto appassionante.
[i]08:55
Il becchino è in città.
Il becchino assomiglia a te, assomiglia a me.
Cammina lungo le strade fredde e tristi proprio come camminerebbe chiunque altro, le spalle strette a difendersi dall'aria umida di dicembre.
Non è alto e non è basso, non è grasso e non è magro...
Se lo guardassi negli occhi, non ne noteresti la forma e il colore, ma ti accorgeresti solo che non sembrano del tutto umani...
Indossa un lungo impermeabile nero, oppure blu scuro, e nemmeno un'anima per la strada lo nota nonostante ci siano molti testimoni - le strade di Washington D.C., sono affollate perchè è l'ora di punta del mattino.
Il becchino è in città ed è l'ultimo dell'anno.[/i]
[b]Jeffery Deaver - La lacrima del diavolo[/b]
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Questo invece è un libro che mi accompagna da quando avevo 9-10 anni...l'avrò riletto una 30ina di volte...
[i]Nei giorni come quello, in cui il cielo era coperto di nuvole, Robert Neville non era mai sicuro di quanto mancava al tramonto e a volte li trovava già nelle strade, prima di riuscire a rientrare in casa.
Se non avesse avuto tanta avversione per la matematica, avrebbe potuto calcolare l'ora approssimativa del loro arrivo; invece, si atteneva ancora all'antica abitudine di regolarsi sul colore del cielo per stabilire la fine del giorno,e, nei pomeriggi senza sole, quel sistema non funzionava. Perciò, quando il cielo era grigio, non osava allontanarsi troppo dala sua abitazione.[/i]
[b]Richard Matheson - Io sono leggenda[/b]
Stephen King ha detto di lui: "Lo scrittore che mi ha influenzato più di ogni altro".
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non c'è due senza tre si suol dire:
http://www.rainews24.rai.it/ran24/sp...tti/foto/1.jpg
[b]L'incipit[/b]
L'unico suono della città era il fischio del treno.
Da sempre, sulla ferrovia che tagliava in due Flagstaff col suo colpo di scimitarra, passavano diverse volte al giorno i treni merci della Amtrak. Le locomotive sfioravano la stazione in mattoni rossi con il loro cauto passo di rotaia e nella fatica del viaggio sembravano animali in ansia solo per la strada da fare, senza nessuna cura per quello che si trascinavano dietro. Erano lunghe litanie di vagoni, che parevano arrivare dal niente e che nello stesso posto sembravano diretti, con il loro carico di container dai colori slavati e coperti di scritte bianche.
A volte tutti portavano il logo della China Shipping.
Quella scritta esotica creava allo sguardo e alla mente l'immagine di posti altrove, di gente al di là del mare che in quella cittadina nel centro dell'Arizona, sole rosso d'estate e freddo bianco di neve l'inverno, erano parte della conoscenza di tutti e dell'esperienza di nessuno.
Il tempo di capire che era soltanto un'illusione e i treni già se ne andavano con la sequenza di un rosario. Sferragliavano lenti e indolenti verso Est, si perdevano alla vista costeggiando per un tratto la vecchia Route 66 e lasciandosi alle spalle solo quel fischio acuto come saluto e avvertimento.
Straconsigliato :smt023 :smt023 :smt023Citazione:
Originariamente Scritto da JaCk
;) Very nice
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"Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io o i mei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: Non fate malagrazie!
Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezi! Non fate potacci!
Sbrodeghezi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire.
Diceva: Voialtri non sapete stare a tavola! Non siete gente da portare nei loghi!
E diceva: Voialtri che fate tanti sbrodeghezi, se foste a una table d'hôte in Inghilterra, vi manderebbero subito via.
Aveva, dell'Inghilterra, la più alta stima. Trovava che era, nel mondo, il più grande esempio di civiltà."
Lessico Famigliare - Natalia Ginzburg
:)
:)Citazione:
Originariamente Scritto da pippi
:smt007 :smt007 :smt007
"Il pittore si tiene leggermente discosto dal quadro. Dà un'occhiata al modello; si tratta forse di aggiungere un ultimo tocco, ma può anche darsi che non sia stata ancora stesa la prima pennellata. Il braccio che tiene il pennello è ripiegato sulla sinistra, in direzione della tavolozza; è, per un istante, immobile fra la tela e i colori. L'abile mano è legata allo sguardo; e lo sguardo, a sua volta, poggia sul gesto sospeso. Tra la sottile punta del pennello e l'acciaio dello sguardo lo spettacolo libererà il suo volume."
E' l'inizio di un libro importante e affascinante (Michel Foucault, Le parole e le cose) che ho letto per la prima volta molti anni fa e che è stato a lungo un punto di riferimento per i miei studi successivi. Lo segnalo per il fascino della celebre analisi del quadro di Velazques con cui il lungo saggio si presenta al lettore: un incipit di quelli che "lasciano il segno" :)
http://upload.wikimedia.org/wikipedi...ez-Meninas.jpg
Bellissimo :)
Ismene ma c'è qualcosa che non hai letto ancora???Citazione:
Originariamente Scritto da Ismene
:D
Tantissime cose, purtroppo :( (o per fortuna??)Citazione:
Originariamente Scritto da theBlack
:)
....Ciao, vorrei fare un omaggio come ha già fatto Umbriajazz quì ad Orvieto a Lennie Tristano, presentando un libro sullo stesso; scritto da Fayenz e Riccardo Brazzale [b]Lennie Tristano un mito, un maestro quasi un santone[/b]. Il pianista di origine italiane fu l'inventore di quello che venne poi chiamato Cool Jazz, evoluzione intellettuale del bebop. Insegnante stimatissimo ( guru bianco è stato definito), Tristano è rimasto un oggetto quasi sconosciuto al grande pubblico , ma la sua influenza nei percorsi del jazz moderno, seppur spesso sotterranea è grandissima.
....."La vicenda umana e artistica di Lennie Tristano è assolutamente unica, nella storia del grande jazz. Cieco e visionario, quasi un recluso nella propria casa-laboratorio ma in grado di agire sul presente e il futuro del jazz attraverso l’opera propria e quella dei suoi allievi (fra cui giganti come Lee Konitz, Warne Marsh e molti altri), Tristano ha indicato al jazz moderno direzioni che ancora oggi suonano rare e preziose. Egli fu in grado di portare alle estreme conseguenze i metodi creativi del Bebop con una mentalità apertamente contemporanea ed eclettica, ma anche attenta al senso tragico del blues, e perfino alle risorse delle tecnologie di manipolazione e post-produzione sonora di cui, incurante delle critiche di un giornalismo impreparato ad innovazioni che si sarebbero affermate pienamente solo vent’anni dopo, fu un assoluto pioniere.
Profeta e santone, indifferente a ogni routine e moda culturale, Tristano era in anticipo sui tempi: anzi, fu un musicista totalmente estraneo all’effimero, alla stessa concezione borghese del progresso, inseguendo un’idea di musica per certi versi fuori dalla storia, e dunque per ciò stesso atemporale, universale, assoluta."......
Accanto alla riproposta, riveduta e aggiornata, della classica biografia di Franco Fayenz – tra i pochissimi critici internazionali ad essere stato, di Tristano, talmente intimo da poter osservare “in vivo” il suo laboratorio creativo –, questo ritratto d’artista si estende a un’acuta disamina dell’opera omnia tristaniana da parte di Riccardo Brazzale, che da musicista-esegeta penetra nei meccanismi stessi della creatività del maestro, svelandone i processi estetici e culturali e restituendoci vividamente la sua prepotente e attualissima originalità...
http://img488.imageshack.us/img488/5...magine4vx5.png
Oh Yeah! Stupendo, Sergio...
[color=indigo][size=6]JaCk[/size][/color]
Non posso resistere a un topic così...
"Quando fu di dominio pubblico che l'immane scritore Prétextat Tach sarebbe morto due mesi dopo, i giornalisti di tutto il mondo sollecitarono interviste private con l'ottuagenario. Il vegliardo godeva, certo, di un prestigio considerevole; fu comunque grande lo stupore di vedere accorrere al capezzale del romanziere francofono rappresentanti di quotidiani del calibro (ci siamo permessi di tradurre) della "Voce di Nanchino" e del "Bangladesh Observer". Così, due mesi prima della morte, il signor Tach potè farsi un'idea dell'ampiezza della propria fama. Il suo segretario si incaricò di effettuare una selezione drastica delle proposte: eliminò tutti i giornalisti in lingue straniere perchè il moribondo parlava solo francese e non si fidava di nessun interprete; scartò i reporter di colore perchè con l'età lo scrittore si era messo a fare discorsi razzisti, che discordavano con le sue convinzioni profonde - gli specialisti tachiani, imbarazzati, vedevano in questo l'espressione di un desiderio senile di scandalizzare; infine il segretario scoraggiò garbatamente le richieste di reti televisive, di riviste femminili, di giornali giuducati troppo politici, e soprattutto dele riviste mediche che avrebbero voluto sapere in che modo il grand'uomo si fosse preso un cancro tanto raro. Non senza legittimo orgoglio il signor Tach si seppe colpito dalla temibile sindrome di Elzenveiverplatz, chiamata più volgarmente "cancro delle cartilagini", che lo studioso eponimo aveva scoperto nel XIX secolo alla Cayenna in una dozzina di ergastolani reclusi per violenza sessuale con annesso omicidio, e che da allora non si era mai pià ripresentata. Accolse questa diagnosi come una nobilitazione insperata: con il suo fisico di obeso imberbe che aveva tutto dell'eunuco tranne la voce, temeva di morire di un'insulsa malattia cardiovascolare.Redigendo il proprio epitaffio, non dimenticò di citare il nome sublime del medico teutone grazie al quale sarebbe trapassato in bellezza".
Amélie Nothomb - Igiene dell'assassino
Se qualcuno non conosce ancora questa scrittrice belga la consiglio caldamente, è cinica, cattivissima e molto divertente!
:)Citazione:
Originariamente Scritto da cassiopea
Un libro che non ho amato (e che un po' mi deluse nel finale), ma che mi colpì per la sua originalità e per il modo in cui viene sviluppato il rapporto tra i due protagonisti.... certamente la Nothomb ci sa fare e merita un approfondimento. Grazie per la segnalazione :)Citazione:
Originariamente Scritto da cassiopea
Forse amare Amélie Nothomb è un po' difficile, però non resisto al suo modo di scrivere acido ed intellettuale; comunque un altro suo libro che mi ha strappato mote risate in una notte d'insonnia è "Le Catilinarie", una tragicommedia in cui due anziani coniugi sono invasi "da un vicino obeso e silenzioso, Palamède Bernardin" sposato a "una creatura informe, totalmente inebetita dal grasso che l'avvolge"...
Buona lettura a chi vuol tentare!'8)'
Io cito la fine, invece che l'incipit, ma questo è un libro che si può cominciare da qualsiasi punto, leggere a ritroso, a salti... insomma, leggete e godete:
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino - Le città invisibili
Bellissimo.... grazie :)Citazione:
Originariamente Scritto da Gugnihr
"Avrei desiderato che mio padre o mia madre, o meglio tutti e due, giacché entrambi vi erano egualmente tenuti, avessero badato a quello che facevano, quando mi generarono. Se avessero debitamente considerato tutto quanto dipendeva da ciò che stavano facendo in quel momento: - che non solo stavano per dar la vita ad un essere ragionevole, ma che per avventura la felice costituzione e temperie del suo corpo, forse il suo genio e la forma stessa del suo spirito, e, checché ne sapessero in contrario, fin le fortune di tutta la sua casa avrebbero potuto subir l'influsso degli umori e delle disposizioni prevalenti in quell'istante; - se essi avessero debitamente soppesato e valutato tutto ciò, ed agito in conseguenza, sono fermamente persuaso che io avrei fatto al mondo una ben diversa figura da quella in cui forse apparirò al lettore."
Laurence Sterne - La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo
Ma anche:
"Venne arrisbigliato, a notti funna, da un gran catunio di vociate e di chianti che veniva dalla càmmara di mangiari. Ma era cosa stramma assà pirchì tanto le vociate quanto i chianti erano assufficati, squasiche chi stava facendo catunio non vulisse fari sentiri il catunio che stava facendo.
Michilino, che era un picciliddro vicino a se' anni ma sperto, di subito, dal lettino dove stava corcato, taliò nel letto granni indovi dormivano sò patre e sò matre. Non c'erano, si erano susuti e quindi dovevano essere loro a catuniare: infatti, appizzate le grecchie, sentì distintamente che a fare vociate che non si capivano e a chiangiri era 'a mamà, mentre inveci 'u papà ogni tanto interveniva a mezza voce:
"Basta, Ernestì! Basta che stai arrisbigliando 'u paìsi! Accura, Ernestì, che se m'incazzo io finisce a schifìo!"."
Anrea Camilleri - La presa di Macallé
Se non sbaglio questo libro ha un finale veramente terribile, ed è tutto un crescendo, reso maledettamente bene, che si sviluppa sulla pelle di questo povero bambino. È una storia che [i]deve[/i] essere terribile, perché è la storia di un'infanzia negata e violata da un'ideologia fanatica.Citazione:
Originariamente Scritto da Lester
L'assurda ingenuità del modo di pensare di Michilino, reso un piccolo mostro dagli adulti, forse è paragonabile a quella di un bambino palestinese di oggi, che sogna di farsi esplodere in nome di Dio :(
Un bambino ingannato. Una storia molto triste. Un libro molto bello. Ma con Camilleri non aspettativi di ridere, questa volta.
Non del tutto, secondo me. E' un riso amaro, certo, ma anche in una storia così terribile Camilleri non perde l'ironia che sa mantenere i mostri ancorati alle mille contingenze e debolezze umane. In un mondo dominato dalle semplificazioni mediatiche che ci subissano di rappresentazioni schematiche, primitive e finte (Buoni e Malvagi, in sintesi), penso sia un modo intelligente, sofferto e umano di guardare alla realtà. Un modo per evitare i moralismi rassicuranti quanto monodimensionali (idioti, detto in parole povere).Citazione:
Originariamente Scritto da Ismene
In fondo, cose altrettanto terribili (fatte le debite proporzioni con l'epoca in cui è stato scritto) sono dette con estrema leggerezza nel Tristram Shandy che ho citato sopra.
Citerò anch'io un finale, per chi volesse trascorrere un po' di tempo con l'affascinante Will Savage, tra le droghe, le filosofie orientali e la meravigliosa musica del Delta...
"Ci sono i giganti... e ci siamo tutti noi, che ci muoviamo in banchi, sospinti dalle correnti oscure del mare. Superando lo spartiacque di una vita fatta di minuscoli trionfi e piccoli fallimenti, di ricerca di falsi idoli e di ordinarie virtù, so che la mia lealtà a Will è l'unico gesto coraggioso e imprevedibile che mi sia concesso nel corso degli anni. Se poi questa è stata la storia della vita di Will, è solo perchè lui ha vissuto davvero.
Will voleva liberarci, tutti; senza dubbio, aveva ereditato il gusto per le cause perse. Eppure certe volte - mentre dondolavo al suo fianco dietro le quinte di un palcoscenico a Boston, o quando correvo contromano all'alba per una strada di Memphis, o mentre peregrinavo sulla decappottabile per il torrido Delta in cerca di blues - ho capito, almeno per un momento, che cosa vuol dire sentirsi liberi".
L'ULTIMO DEI SAVAGE - Jay McInerney
Innanzitutto vorrei tanto ringraziare l'autore di questo topic così bello!!!!
Quello che sto per scrivere non è esattamente l'inizio del libro ma uno dei passi di esso che preferisco:
- Non ho bisogno del tuo permesso, per farlo: io lo sposerò. Ma non mi hai detto ancora se faccio bene.
- Benissimo, dato che si faccia bene a sposarsi solo per il presente. Ed ora vediamo cos'ha da essere infelice. Suo fratello sarà contento; i vecchi signori Linton non avranno certo nulla in contrario; lei abbandonerà una casa malinconica e disordinata per entrare in un'altra rispettabile; lei ama Edgar, Edgar ama lei... Tutto appare semplice e facile: dove sono, dunque, le contrarietà?
- Qui e qui, - rispose Catherine battendosi con una mano la fronte, e con l'altra il petto. - Dappertutto, dove c'è l'anima: perché nell'anima e nel cuore, sento che faccio male!
- Ecco una cosa stranissima: non riesco proprio a capire.
- E' il mio segreto. Ma se prometti di non canzonarmi, ti spiegherò
.............................
Se fosi in cielo, Nelly, sarei ben infelice.
- Perché non è degna di andarvi. Tutti i peccatori sarebbero infelici in cielo.
- Non è per questo. Una volta ho sognato di esservi.
- Le ho già detto che non voglio ascoltare i suoi sogni, signorina Catherine. Io vado a letto, - l'interruppi di nuovo.
Si mise a ridere e mi costrinse a stare seduta: giacché m'ero mossa come per andarmene.
- Ma non è niente, - esclamò - volevo solo dirti che il cielo non mi era sembrato il mio regno, ed io piangevo da spezzarmi il cuore per tornare indietro sulla terra: allora gli angeli furon così indignati che mi scaraventarono fuori in mazzo alla landa, sulla cima della Tempestosa dove mi svegliai singhiozzando di gioia. Questo sogno servirà a spiegarti il mio segreto. Non è affar mio sposare Linton, come non lo è andare in paradiso: e se quel maledetto uomo che c'è qui non avesse ridotto Heathcliff in quello stato così giù, giù, io non avrei neppure pensato a ciò. Ma ora sarebbe una degradazione per me sposare Heathcliff: e così egli non saprà mai quanto io lo ami; e ciò non perché sia bello, Nelly, ma perché lui è più me di me stessa. Di qualunque cosa cosa siano fatte le anime, certo la sua e la mia sono simili.
Emily Bronte "Cime Tempestose" [i][/i][i][/i]
Mi sono letto tutte e 15 le pagine del topic....di fila!
I miei autori preferiti ci sono già tutti: Yourcenar, Bulgakov, Salinger, Chatwin, Blisset, Suskind....
Allora, per essere arrivato tardi, ve ne aggiungo di seguito altri che, secondo il mio umilissimo parere, meritano di comparire in questo elenco:
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"Amico mio! Quello che ti ho già detto tante volte, te lo ripeto, anzi te lo grido: o questo, o quello, aut-aut!"
Soren Kiekegaard, Aut-Aut
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"Tutta colpa di Tery. E' lui il mio sassolino nella scarpa. E se proprio devo essere sincero, è per togliermelo che ho deciso di cacciarmi in questo casino, cioè di raccontare la vera storia della mia vita dissipata"
Mordecai Richler, La versione di Barney
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"Era inevitabile: l'odore delle mardorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori incontrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì appena entrato nela casa ancora in penombra, dove era accorso d'urgenza per occuparsi di una caso per lui aveva cessato di essere urgente da molti anni".
Gabriel Garcìa Màrquez, L'amore ai tempi del colera
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"Le storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via."
Patrick McGrath, Follia
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"Sembra che l'invenzione degli scacchi sia legata a un fatto di sangue. Narra infatti una leggenda che quando il gioco fu presentatao per la prima volta a corte il sultano volle premiare l'oscuro inventore esaudendo ogni suo deisderio. Questi chiese per se un compenso apparentemente modesto, di avere cioè tanto grano quanto poteva risultare da una semlice addizione: un chicco sulla prima delle sessantaquatro caselle, due chicci sulla seconda, quattro sulla terza, e così via...."
Paolo Maurensig, La variante di Luneburg
E' solo una piccola personale selezione. Ce ne sarebbero molti altri che, al solo ricordo, solleticano sensazioni ed episodi a me cari. Proprio come è successo leggendo alcuni dei titoli citati in questo topic.
Non è detto che non ci risentiremo in seguito.
Grazie Ismene!
Grazie a te! :wink:Citazione:
Originariamente Scritto da Truzzo
Aspettiamo altri contributi, magari qui, con un libro alla volta!! :D
:smt039
Non conosco il libro di Maurensig, ma la faccenda della scacchiera e il riso si, e mi lascia stordito ogni volta che ci penso :-o ...Citazione:
Originariamente Scritto da Truzzo
Grazie delle segnalazioni... a presto, allora! :)Citazione:
Originariamente Scritto da Truzzo
Maigel,
ti assicuro che se leggi La variante ne rimarrai rapito.
Di Maurensig, probabilmente conoscerai "Canone Inverso", altro bel libro, da cui è stato tratto un discreto film.
Da una richiesta pervenuta in chat di Mac Peer (ma la cosa non tragga in inganno, si è trattato di una chat semi-seria...), ecco l'incipit di [I]Doppio sogno[/I] di Arthur Schnitzler:
[I]"Ventiquattro schiavi mori spingevano remando la sfarzosa galera che doveva portare il principe Amgiad al palazzo del califfo. Ma il principe, avvolto nel suo mantello di porpora, se ne stava solo, sdraiato in coperta, sotto l'azzurro cupo del cielo notturno disseminato di stelle e il suo sguardo...".
La piccola aveva letto fin lì ad alta voce; ora, quasi all'improvviso, le si chiusero gli occhi. I genitori si guardarono sorridendo, Fridolin si chinò su di lei, le baciò i capelli biondi e chiuse il libro che si trovava sulla tavola non ancora sparecchiata. La bambina lo guardò come sorpresa.[/I]
Sì... Grazie, gab!! :D
"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un'altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana. Era triste per il ragazzo veder arrivare ogni giorno il vecchio con la barca vuota e scendeva sempre ad aiutarlo a trasportare o le lenze addugliate o la gaffa e la fiocina e la vela serrata all'albero. La vela era rattoppata con sacchi da farina e quand'era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne…"
Il Vecchio e il Mare - Ernest Hemingway
Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d'uccelli. "Sognava sempre alberi, – mi disse Plácida Linero, sua madre, 27 anni dopo, nel rievocare i particolari di quel lunedì ingrato. – La settimana prima aveva sognato di trovarsi da solo su un aereo di carta stagnola che volava in mezzo ai mandorli senza mai trovare ostacoli", mi disse. Plácida Linero godeva di una ben meritata fama di sicura interprete dei sogni altrui, a patto che glieli raccontassero a digiuno, ma non aveva riscontrato il minimo segno di malaugurio in quei due sogni di suo figlio, né negli altri sogni con alberi che lui le aveva riferito nei giorni che precedettero la sua morte.
Cronaca di una morte annunciata - Gabriel García Márquez
Non è stato ancora ricordato il più angosciante degli incipit.
[CENTER][I]Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si ritrovò trasformato in un enorme insetto[/I][/CENTER]
Vado a nanna, sperando in un risveglio migliore :smt039