La caduta
Racconto di Gigio

Ora chiudi gli occhi. Le orecchie, i colori; il tatto assapora. Lasciati andare. Nel vuoto di un pensiero. Ma per favore non sforzarti. Non sforzarti. Cartesio, le “Meditazioni Metafisiche”. Erano un sogno, un’utopia, la smania di un genio. Quattro secoli di inferno sono seguiti a quel mostro di Cartesio. Oggi lo sappiamo tutti. Sputiamo e gli pisciamo in faccia. Però, ti prego, non fare l’errore di concentrarti su te stesso. Devi essere pronto a lasciarti cadere. Accendi solo la passività che è in te. Non ti voglio neanche vedere saltare. Ci vuole fiducia, parecchia fiducia. Cadi all’indietro. È l’unica speranza di farcela, non ci sono possibilità di combattere quello che ci ruota intorno. Non siamo esseri superiori. Siamo esseri ciechi. Per questo chiudi gli occhi ed immergiti.
[L] - Ma come, lacrime? -
Dei riflessi di colore là in trasparenza…in quel mondo convesso e umido,  riconosci le facce che lo popolano, i desideri inespressi e i sogni non realizzati? Ti vedi parlare e vedi che non riesci a comunicare…Cerchi di dire: “Ho viaggiato stando fermo, chiudendo gli occhi. Ho esplorato un mondo indefinito abitato da individui conosciuti e allo stesso tempo sconosciuti, ho visto quello che scrivo e non riesco più a liberarmene”. Dici “Pink Floyd” e Lei capisce sudore, file, musica, violenza…Allora dici “Kieth Heiring” e lei capisce droga, aids, colori troppo vivi, forme troppo banali. Dici “Ombra” e lei vede buio.
[L] - Oh no, meglio cambiare lacrima, questa non riesco a sopportarla più… -
No, fermati, non sei tu che decidi che lacrima scegliere. Ti prego non fare l’errore di Cartesio. Ti prego Luca. Non devi scegliere. Non saltare da una lacrima all’altra, lasciati cullare da questa discesa in caduta libera. Fidati, credi in un atterraggio soffice. Ma cosa vedi ora? I tuoi genitori litigano ancora. Sicuramente sarà una domenica, gli altri giorni neanche si vedono loro due; e tu piccolo cerchi di sfuggire liquido sotto al tavolo…[L] - Cazzo! -  Ora capisci: uno dice felicità e l’altro dice felicità, ma quello che sentono l’un l’atro press’a poco somiglia a “Mi hai rovinato la vita”, “Mi hai rubato la giovinezza e tu ora te ne stai facendo un’altra….”
Fermati Luca, fermati! Cosa vuol dire che non ce la fai più a proseguire. Stai dicendo che se le cose stanno così non vuoi capire. Dici che è meglio l’ignoranza incosciente piuttosto che un inferno di verità incomunicabili?
Ma dimmi, fermati un attimo, lo pensi davvero? Credi veramente che l’ignoranza sia superiore alla conoscenza della sofferenza? Sei titubante? Pensi che Dostoievskij sia vissuto per niente? Che Cervantes fosse un ebbro visionario? Certo che non lo puoi pensare, sei troppo intelligente. Allora fermati. Girati su te stesso. Sì lo so la musica è sparita, è strano, era stato proprio l’inizio del viaggio la musica, la scintilla che ci aveva fatto partire verso la nostra meta e ora, track, d’improvviso, scompare. Sarò retorico ma sembra quasi dantesca questa scelta, un Virgilio che non può proseguire oltre …
[L] - Ehi? -
Sì, quello sei tu Luca e io ero li a guardarti, sapevo che forse sarebbe stata l’ultima volta che eravamo insieme. Già, hai battuto la testa, è per questo che sei qui e a me è stato concesso di accompagnarti, sei troppo giovane. Ti guardavo dalla montagna opposta alla strada. Ti ho seguito giù, fino al fiume, dove ti sei buttato ancora vestito e lì hai battuto la testa, svenuto, affogato. Non volevi che nessuna lacrima solcasse il tuo viso, non volevi che nessuno ti vedesse. Tu, non volevi vederti. Sei corso via, sfuggendo all’abbraccio di una contingenza ormai soffocante, ti sei separato dalla ruvida carezza della vita.
- Beatriceeeee!
No caro Luca non esiste nessuna Beatrice, qua sotto ci sono solo, raccolte in fiume che scorre da millenni, le lacrime nelle quali ti sei specchiato cadendo. Ora puoi fermarti qua, contemplare, vedere la Verità senza più i veli, guardare negli occhi le risposte per capire che esse non esistono che non esiste niente sciolto dalle proprie domande e non esistono domande per se stesse. Puoi capire che la verità senza i suoi veli non significa più nulla. E poi sta a te. Puoi tuffarti nelle acque dell’oblio e tornare in un altro corpo, anima bianca, purificata, rasa, pronta a ricevere le incisioni della vita. Oppure puoi fermarti qua, alla Sorgente Perenne dell’Oblio a contemplare, con questi altri saggi, il miracolo delle lacrime eterne. Piangere perché agli uomini venga data una nuova speranza di redenzione.

Eccoti al capolinea. La contemplazione della Verità non può durare più di questo tempo incalcolabile. Cosa Decidi. RITORNI?

 

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