IL VESTITO ROSSO
(scritto con la Butterfly in sottofondo)
Lo comprai un giorno un po' cosi... quei giorni che hai voglia di farti un regalo speciale, magari stupido e inutile.
Ma quando lo vidi in vetrina sapevo che era il mio. Non per smania di possesso o desiderio di puro consumo, ma era proprio il MIO vestito.
Lungo, di velluto liscio, con sottili spalline che rivelano la linea del collo e aderente quanto basta, per poi aprirsi in un morbido drappeggio attorno alle gambe, un abito che quando cammini danza insieme a te....
Al tatto piacevole e morbido, lussuoso come puo' esserlo una stoffa che appartiene a un tempo dimenticato.
Di uno splendido color vino che al muovere del tessuto rivela infinite sfumature. E fiori, ricamati qua e là, nei toni del violetto e del lilla ... un vestito un po' fin de siécle, di qualsiasi secolo si stia parlando, e per questo, anche e in un certo modo, post-atomico.
Un vestito strano e strampalato un po' come me, e certo una follia perchè non proprio il tipo di cosa che avrei avuto modo di mettere, occupata com'ero a indossare altri abiti, stretti, un po' soffocanti e molto adeguati alle contingenze. Abiti di ruolo, un ruolo per ogni abito, come nell'esercito.
Lo indossai la prima volta per un'occasione molto speciale, e non posso piu' guardarlo senza pensare a quella sera... ed è per quello che per molti anni rimase chiuso in una scatola.
Poi ho pensato che era un vero peccato seppellirlo insieme ai ricordi, e cosi l'ho messo, spesso, anche di giorno con gli anfibi e a volte giusto per fare un giretto in casa.
E' ritornato a nuova vita, come me... perchè è il MIO vestito, per quanto poco questo possa contare.
Spero di avere modo di farvelo vedere, magari indossato per una nuova meravigliosa occasione.
Grazie, Gripa, come sempre, sei la mia lente di ingrandimento preferita.
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