Oltre al fumetto anche il Cinema d’Animazione è una forma narrativa che mi appassiona.
Ho consultato qualcosa sull’argomento che ho in casa e:
Nella Biografia di Marc Eliot, “Il Principe nero di Hollywood” ed. Bompiani, si parla meno dei suoi lavori e molto della sua vita.
Ho preferito dunque, citare alcune frasi dal saggio sul Cinema d’Animazione di Luca Raffaeli, a mio modesto parere molto interessanti.
Il Pensiero nel Cinema Disney.
Le anime disegnate. Luca Raffaeli. ed. Castelvecchi.
Il cattivo.
Il cattivo disneiano è evidentemente uno psicopatico, una persona che ha perso la capacità di confrontarsi con la realtà, di dialogare.
Il cattivo ha sempre un’idea fissa, un desiderio da soddisfare.
Non c’è tattica intelligente nel cattivo, la sua è una nevrosi da sfogare contro tutto e contro tutti.
Ordine e simmetria.
Quello che vuole Disney non è la costruzione del futuro, ma la ricostruzione del passato: vuole liberare i ricordi dalle stravaganze che hanno dolorosamente spezzato i suoi equilibri interiori. Vuole ricostruire questi equilibri attraverso un mondo diviso, un mondo simmetrico e ordinato.
Egocentrismo infantile.
Il cinema Disney è animista ed egocentrico, come un bambino. Infatti punta tutto sui personaggi principali, che tutto il mondo è pronto a festeggiare al termine delle loro disavventure e nell’inequivocabile felice finale.
Esaltazione dela povertà di spirito.
Sono le donne a puntare l’uomo, l’’uomo se ne accorge, distoglie lo sguardo, le gambe gli tremano mentre la donna, che tutto capisce e governa, ha già preso in mano la situazione. Così Disney esalta la povertà di spirito dei personaggi buoni, semplificandoli al massimo sotto l’aspetto sociale. ( Non psicologico )
Il dolore.
All’inizio del film qualche problema ci deve essere: Biancaneve, Cenerentola e Dumbo hanno problemi diversi, ma tutti coltivano una certa fiducia nel futuro. E se ci sarà qualcuno che vuole il loro male, prima o poi costui resterà sconfitto. Dopo il dolore c'è la gioia, il dolore è un passaggio.
Il modello americano.
E’ davvero miracoloso come il discorso disneiano riesca a fondersi con il modello americano. Sembra esserne l’ispiratore e allo stesso tempo il risultato. Permette l’esaltazione dell’individuo nell’apoteosi collettiva. Il sogno di Cenerentola è alto: ma tutto è permesso, tutto si può in America, purchè lo si voglia sognare, purchè non si buttino via le occasioni. ( Vedi festa da ballo )
Il padre.
Quella del padre, quando esiste, non è una figura morale. In Bambi è il mito, in Cenerentola è il buffone, ne La carica dei 101 un timido stravagante e in Pinocchio è un padre mancato. Dov’è nel cinema disneiano l’austera figura paterna? Non c’è manca. Anche perchè in Disney manca una precisa direttiva morale, e un’efficace figura positiva. I padri, infatti, non hanno quasi mai un ruolo determinante.
Il male e il bene.
Disney dice sempre dov’è il male, e il bene sta nell’assenza di quello.(una concezione piuttosto cristiana, peraltro )
Connect With Us