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"La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all'altro?"(...)
(...)?Lei allora cercava un informatore che da bambino avesse vissuto dove la pianta cresceva, e scopriva che dopotutto un nome ce l'aveva. ?Il " cuore arido " dell'Australia, disse, era un mosaico di microclimi, dove diversi erano i minerali nel terreno e diversi gli animali e le piante. Un uomo cresciuto nel deserto conosceva a menadito la sua flora e la sua fauna, sapeva quale pianta attirava la selvaggina, sapeva che acqua bere. Sapeva dove sottoterra c'erano dei tuberi. In altre parole, dando un nome a tutte le "cose" del suo territorio, egli poteva sempre contare di sopravvivere.(...)
(...)Il padre missionario Martin Gusinde le paragonò alle "antiche vestali" o a "irrequieti uccelli di passo, felici e in pace con se stessi solo quando sono in movimento."(...)
(...)La filosofia degli aborigeni era legata alla terra. Era la terra che dava vita all'uomo; gli dava il nutrimento, il linguaggio e l'intelligenza, e quando lui moriva se lo riprendeva. (...) ?"Ferire la terra"(...)"è ferire te stesso, e se altri feriscono la terra, feriscono te. Il paese deve rimanere intatto, com'era al tempo del Sogno, quando gli Antenati col loro canto crearono il mondo".(...)
(...)Si credeva che ogni antenato totemico, nel suo viaggio per tutto il paese, avesse sparso sulle proprie orme una scia di parole e di note musicali, e che queste Piste del Sogno fossero rimaste sulla terra come 'vie' di comunicazione fra le tribù più lontane.(...)
(...)La terra deve prima esistere come concetto mentale. Poi la si deve cantare. Solo allora si può dire che esiste.(...)
Chissà, mi domandai, se il nostro bisogno di svago, la nostra smania di nuovo, era, in sostanza, un impulso migratorio istintivo, affine a quello degli uccelli in autunno?
Tutti i grandi maestri hanno predicato che in origine l'Uomo "peregrinava per il deserto arido e infuocato di questo mondo" - sono parole del Grande Inquisitore di Dostoevskij -, e che per riscoprire la sua umanità egli deve liberarsi dei legami e mettersi in cammino.
I miei due taccuini più recenti erano fitti di appunti presi in Sudafrica, dove avevo vagliato senza intermediari alcune prove certe sull'origine della nostra specie.
Quello che appresi là - insieme a quel che ora sapevo delle Vie dei Canti - sembrava confermare l'ipotesi con cui mi baloccavo da tanto tempo e cioè che la selezione naturale ci ha foggiati - dalla struttura delle cellule cerebrali alla struttura dell'alluce - per una vita di viaggi stagionali a piedi in una torrida distesa di rovi o di deserto.
Se era cosi, se la "patria" era il deserto, se i nostri istinti erano forgiati nel deserto, per sopravvivere ai suoi rigori -allora era più facile capire perché i pascoli più verdi ci vengono a noia, perché le ricchezze ci logorano e perché l'immaginario uomo di Pascal considerava i suoi
confortevoli alloggi una prigione.
«ancora oggi, disse Wendy, quando una madre arborigena nota nel suo bambino i primi risvegli della parola, gli fa toccare le 'cose' di quella particolare regione: le foglie, i frutti, gli insetti e così via.
il bambino, attaccato al petto della madre, giocherella con la 'cosa', le parla, prova a morderla, impara il suo nome, lo ripete - e infine la butta in un canto.
'noi diamo ai nostri figli fucili e giochi elettronici' disse wendy. 'loro gli hanno dato la terra'»
Bruce Chatwin - Le Vie Dei Canti
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Citazione:
Originariamente Scritto da epifanio
Bruce Chatwin - Le Vie Dei Canti
Bel libro...
Mi è piaciuto molto :)
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L'uomo è uno e nessuno.
Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più. Qualche volta prova l'impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle al chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili.
Giorgio Faletti, Io uccido
all'esordio come scrittore thriller, uno dei più bei libri che io abbia letto...
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Animula vagula blandula
"Mio caro Marco,
Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo d'un uomo che s'inoltra negli anni ed è vicino a morire di un'idropisia del cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene, allarmato suo malgrado per la rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuirne la colpa al giovane Giolla, che m'ha curato in sua assenza. È difficile rimanere imperatore in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana; l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue. E per la prima volta, stamane, m'è venuto in mente che il mio corpo, compagno fedele, amico sicuro e a me noto più dell'anima, è solo un mostro subdolo che finirà per divorare il padrone. Basta... Il mio corpo mi è caro; mi ha servito bene, e in tutti i modi, e non starò più a lesinargli le cure necessarie..."
Marguerite Yourcenar - Memorie di Adriano
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Citazione:
Originariamente Scritto da epifanio
"La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all'altro?"(...)
Bruce Chatwin - Le Vie Dei Canti
Mi era sfuggito... ADORO Bruce Chatwin, ho tutto di lui e questo libro è stupendo, quando ho letto le prime righe che hai postato mi si sono illuminati gli occhi :)
Grazie :)
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“(...) L’uomo non tesse la trama della vita;
in essa egli è soltanto un filo.
Qualsiasi cosa fa alla trama,
l’uomo la fa a se stesso.
La rete della vita
Capra Fritjof
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Citazione:
Originariamente Scritto da pippi
Citazione:
Originariamente Scritto da epifanio
"La domanda cui cercherò di rispondere è la seguente: Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all'altro?"(...)
Bruce Chatwin - Le Vie Dei Canti
Mi era sfuggito... ADORO Bruce Chatwin, ho tutto di lui e questo libro è stupendo, quando ho letto le prime righe che hai postato mi si sono illuminati gli occhi :)
Grazie :)
Per me non è un semplice romanzo, è qualcosa di più....
ricordo che quando arrivai verso la fine del libro.....
.....mancavano solo alcune pagine....
smisi di leggerlo e incominciai a pensare....
questo
era il mio gruppo....s è sciolto 2 anni fa :-(
....prima o poi vi posterò dall Australia!
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Citazione:
Originariamente Scritto da epifanio
questo[/url]
era il mio gruppo....s è sciolto 2 anni fa :-(
....prima o poi vi posterò dall Australia!
wow! ma bravissimi! :smt038
peccato abbandonare un progetto del genere ...
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purtroppo non ci siamo capiti.....eravamo 7 teste != ... in un battito di ciglia il gruppo non c'era più.....
.....sai quando tra qualcuno (a livello personale) c'è un pò di attrito, in certe situazioni poi diventa impossibile esprimersi in termini artistici (soprattutto nella musica d'insieme).....
...le incompatibilità sono scaturite dal fatto che i due ideatori del proggetto erano (e sono....) musicisti per professione.
mentre noi altri eravamo chi studente....chi impiegato....
il tempo da poter dedicare alla musica non era molto.
poi tra me( il più piccolo) e il piu grande c'erano circa 15 anni di differenza...
per noi valeva la pena andare a suonare anche a gratis...io suonavo perchè mi piaceva e basta,....per loro (uno in particolare)...la cosa non andava....lui lo faceva per professione....
fino al punto che alle prove incominciava a comportarsi in modo strano, non gli andava bene più nulla.....faceva tardi...remava contro........et voilà.... scioglimento del gruppo;.....peccato!
....(figurati che comprai il mac apposta..... )
loro (due) invece hanno continuato a suonare .... in un altro progetto (elettric masala) sfruttando il successo del LazyGoannaProject
e tutti i contatti ricavati dall'attività dal vecchio gruppo (4 anni e +).
a mio parere lo scioglimento è stata una macchinazione ben progammata da un essere "che non oso descrivervi" al quale ho voluto un gran bene... :cry:
io continuo a suonare, su in cima alla montagna sulla solita pietra...o a casa quando non c'è nessuno... tra una pagina e l'altra prendo il mio didje e chiudo gli occhi....ma solo quando non c'è nessuno....
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Citazione:
Originariamente Scritto da epifanio
purtroppo non ci siamo capiti.....eravamo 7 teste != ... in un battito di ciglia il gruppo non c'era più
.....io continuo a suonare, su in cima alla montagna sulla solita pietra...o a casa quando non c'è nessuno... tra una pagina e l'altra prendo il mio didje e chiudo gli occhi....ma solo quando non c'è nessuno....
Grazie per averlo raccontato, Epifanio.
Penso che ogni esperienza sia un seme, e ogni seme in potenza è un albero graaaaande... dipende poi come vogliamo farlo crescere, no?
Magari chissà, quando tornerai dall'Australia ... :wink:
:)
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Mamma mia...dev'essere stato un gruppo davvero interessante...io ADORO il didjeridoo :) E' davvero un gran peccato che vi siate "persi"...ma perchè non avete continuato a suonare insieme voi non-professionisti?
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"Per la maggior parte degli uomini il successo non è mai un male. Ricordo che, quando Hitler avanzava incontrollato e trionfante, molti uomini onorevoli gli cercarono e trovarono delle virtù. E Mussolini faceva arrivare i treni in orario e Vichy collaborò per il bene della Francia, e Stalin se non altro era forte. Forza e successo stanno al disopra della moralità, al disopra della critica. Par dunque che non conti cosa fai, ma come lo fai e come lo chiami. C'è un controllo negli uomini, nel fondo, una cosa che li fermi o li castighi? Pare che non ci sia. L'unico castigo è per chi fallisce."
L'inverno del nostro scontento.
Adoro John Steinbeck! :)
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Non so se gia lo conoscete, comunque io lo segnalo, poi fate voi...
Incipitario
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“Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato di riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte.
- Noi non siamo cristiani, - essi dicono, - Cristo si è fermato a Eboli -. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla più che l’espressione di uno sconsolato complesso d’inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto. Ma la frase ha un senso molto più profondo, che, come sempre, nei modi simbolici, è quello letterale. Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato in tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia. Cristo non è arrivato, come non erano arrivati i romani, che presidiavano le grandi strade e non entravano fra i monti e nelle foreste, né i greci, che fiorivano sul mare di Metaponto e di Sibari: nessuno degli arditi uomini di occidente ha portato quaggiù il suo senso del tempo che si muove, né la sua teocrazia statale, né la sua perenne attività che cresce su se stessa. Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore in comprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria. Parliamo un diverso linguaggio: la nostra lingua è qui incomprensibile. I grandi viaggiatori non sono andati al di là dei confini del proprio mondo; e hanno percorso i sentieri della propria anima e quelli del bene e del male, della moralità e della redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli. “
(Carlo Levi – Cristo si è fermato a Eboli)
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http://www.studiocelsus.com/im/Libri/Io_uccidoG.jpg
Un DJ di radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto rivela di essere un assassino. Il caso viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati orrendamente mutilati. Da questo momento ha inizio una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio sulla prossima vittima e sottolineati da una scritta tracciata con il sangue: "io uccido". Non c'è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c'è. Il romanzo d'esordio nel thriller del comico italiano.
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Che strano incipit theBlack... :roll:
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Citazione:
Originariamente Scritto da gabod3
Che strano incipit theBlack... :roll:
:lol: :lol: :lol:
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Citazione:
Originariamente Scritto da gabod3
Che strano incipit theBlack... :roll:
ho dimenticato la prima parte del post perdendomi nella scrittura del resto...
:oops:
http://generale.altervista.org/immag..._io_uccido.gif
L'uomo è uno e nessuno.
Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più. Qualche volta prova l'impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle al chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili.
Giorgio Faletti, Io uccido
Baldini Castoldi Dalai
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"Il profumo" di Patrick Suskind
"Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte, ecc., oggi è caduto nell'oblio. non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori
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Citazione:
Originariamente Scritto da Melquiades
"Il profumo" di Patrick Suskind
Già citato, Mel :) http://www.tuttologia.com/macp2p/sho...?t=7474&page=7
Ma un libro tanto affascinante merita certamente una doppia segnalazione
:smt039
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Il ragazzo leopardo, di Daniel Picouly
Il grosso marinaio rubicondo picchia sul tavolo con il pugno guantato. Pare voglia svegliarsi di soprassalto.
"Cittadina! Stasera ho l'uzzolo di tagliar la gola a un negretto. Ne ho abbastanza di aristocratici".
La Marmotta capisce subito che è lui il negretto. Verifica. Null'altro che vi somigli nella bettola quasi vuota. La cittadina sembra che lo faccia apposta a essere rosea e bionda. Sta leggendo una gazzetta alla luce di una candela, appoggiata con i gomiti su una botte, e non alza nemmeno lo sguardo verso il marinaio. Nella sala, ci sono soltanto dei patrioti ai tavoli, intenti a bere vino caldo, e una stufa solitaria accesa. Il tutto ricoperto da un silenzio stanco da bivacco che fa gravare il soffitto sulle teste. Nessun dubbio, l'unico negretto, lì, è lui.
Il ragazzino rimpiange di essere entrato in quella taverna all'inizio di rue de la Monnaie. Ma è tardi e aveva bisogno di un po' di acqua e di una scodella per far bere la fottuta pozione al dannato cagnolino.
"Credimi, cittadina, è quando sono ancora piccoli che bisogna accorciarli, i negretti. Toh, per dimostrarti che sono un brav'uomo, quello telo compero".
"Non è mio".
La Marmotta avrebbe preferito che la Padrona rispondesse... Non è in vendita!...
"Allora non ti dispiacerà se lo scortico, quel pezzo di sanguinaccio?"
La Padrona decide di non prestare più attenzione al seccatore. Conosce il modello a memoria. Dopo due o tre bicchieri vogliono sbudellare il loro vicino, dopo quattro o cinque la chiedono in sposa, e arrivati al culo della bottiglia ronfano. Basta aspettare. Riprende la sua lettura. La Marmotta tiene d'occhio lo sbraitone. Uno rubicondo, cinto di bandoliere come un barile disfatto. Ha un guanto solo alla mano destra e porta al fianco una sciabola che ticchetta.
"Ohé, cittadina! È il tuo ratafià scadente che mi fa vedere doppio o il tuo cartello ha preso un colpo di sole?"
Il marinaio addita una lastra di ardesia appoggiata al muro su una mensola. È divisa in due e reca scritto con il gesso da una parte...
'15 ottobre 1793 Santa Teresa d'Avila...' e dall'altra...
'24 vendemmiaio anno II Festa dell'Amarilli'.
"È il nuovo calendario votato dai nostri deputati. Ti ci devi abituare, cittadino".
"Troppi cambiamenti. Dammi un po' del tuo rum, per rimettermi in sesto".
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Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io e, tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne.
Jerome David Salinger - Il giovane Holden
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Citazione:
Originariamente Scritto da bertrandimac
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io e, tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne.
Jerome David Salinger - Il giovane Holden
:smt023
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"Casa Ransome era stata svaligiata. "Rapinata" disse Mrs Ransome. "Svaligiata" la corresse il marito. Le rapine si fanno in banca; una casa si svaligia. Mr Ransome era avvocato e riteneva che le parole avessero la loro importanza. Anche se in questo caso era difficile trovare un termine preciso. Di solito un ladro sceglie, fa una cernita, prende un oggetto e ne lascia altri. C'è un limite a ciò che riesce a far sparire: per esempio, è raro che porti via una poltrona, ancor più raro un divano. Questi ladri, però, l'avevano fatto. Avevano preso tutto.
I Ransome erano andati all'opera a sentire Così fan tutte (il Così, come Mrs Ransome aveva imparato a chiamarlo). Mozart era fondamentale nel loro matrimonio; i Ransome non avevano figli e probabilmente, non fosse stato per Mozart, si sarebbero già divisi da anni. Quando tornava a casa dallo studio Mr Ransome faceva sempre il bagno, poi cenava. E dopo cena faceva un altro bagno, questa volta in Mozart. Mr Ransome ci sguazzava, in Mozart, ci si tuffava; dal piccolo viennese si lasciava ripulire dalle sozzure che aveva dovuto sopportare tutto il giorno al lavoro. Quella sera erano stati ai bagni pubblici, cioè al Covent Garden, dove seduto davanti a loro c'era il ministro dell'Interno. Anche lui era andato a fare un tuffo per lavarsi di dosso le preoccupazioni della giornata, preoccupazioni che di lì a poco, benché solo in forma di statistica, avrebbero annoverato anche i Ransome.
Normalmente Mr Ransome non condivideva il bagno serale con nessuno, giacché Mozart gli arrivava personalizzato tramite una cuffia e un sofisticato impianto stereo scrupolosamente equalizzato, che Mrs Ransome non poteva toccare per alcun motivo. Secondo lei, i ladri erano venuti proprio per colpa dello stereo, che li aveva attirati. I furti di stereo sono all'ordine del giorno; i furti di moquette no.
"Forse hanno preso la moquette per avvolgerci lo stereo" disse al marito.
Mr Ransome ebbe un brivido e ribatté che come imballaggio gli sembrava più plausibile la pelliccia, al che la moglie riattaccò a piangere.
Il Così non era stato un granché. Mrs Ransome non aveva capito la trama e a Mr Ransome, che non ci aveva mai neanche provato, era parso senz'altro inferiore alle quattro incisioni che aveva a casa. La recitazione lo distraeva sempre. "Non ce n'è uno che sappia come tenere le braccia" aveva commentato durante l'intervallo. Forse non era solo questione di braccia, aveva pensato Mrs Ransome, però non gliel'aveva detto. Le era sorto il dubbio che a 180° lo sformato che aveva lasciato nel forno potesse venire troppo asciutto; forse sarebbe stato meglio a 170°. Ma era un timore inutile: i ladri avevano portato via sia lo sformato sia il forno..."
(Alan Bennet - Nudi e crudi)
:smt039
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Citazione:
Originariamente Scritto da Ismene
Alan Bennet - Nudi e crudi
Un libro adorabile. Si legge in mezzora, è divertentissimo e fa riflettere... perfetto :)
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Ti prendo e ti porto via-Niccolò Ammaniti
E’ finita.
Vacanze. Vacanze. Vacanze.
Per tre mesi. Come dire sempre.
La spiaggia. I bagni. Le gite in bicicletta con Gloria. E i fiumiciattoli di acqua calda e salmastra, tra le canne, immerso fino alle ginocchia, alla ricerca di avannotti, girini, tritoni e larve d’insetti.
Pietro Moroni appoggia la bici contro il muro e si guarda in giro.
Ha dodici anni compiuti, ma sembra più piccolo della sua età.
E’ magro. Abbronzato. Una bolla di zanzara in fronte. I capelli neri, tagliati corti, alla meno peggio, da sua madre. Un naso all’insù e due occhi, grandi, coloro nocciola. Indossa una maglietta bianca dei mondiali di calcio, un paio di pantaloncini jeans sfrangiati e i sandali di gomma trasparente, quelli che fanno la pappetta nera tra le dita.
Dov'è Gloria? Si chiede.
Passa tra i tavolini affollati del bar Segafredo.
Ci sono tutti i suoi compagni.
E tutti ad aspettare, a mangiare gelati, a cercarsi un pezzetto d’ombra.
Fa molto caldo.
Da una settimana sembra che il vento sia sparito, che abbia traslocato da qualche altra parte portandosi appresso tutte le nuvole e lasciando un sole enorme e incandescente che ti bolle il cervello nel cranio.
Sono le undici di mattina e il termometro segna trentasette gradi.
Le cicale strillano come ossesse sui pini dietro il campo di pallavolo. E da qualche parte, non molto lontanom dev’essere morta una bestia, perché a tratti arriva un tanfo dolciastro di carogna.
Il cancello della scuola è chiuso.
I risultati non sono stati ancora affissi.
Una paura leggera si muove furtiva nella pancia, spinge contro il diaframma e riduce il respiro.
Entra nel bar.
Nonostante si schiatti di caldo, ci sono un sacco di ragazzini assiepati intorno all’unico videogioco.
Esce,
Eccola!
Gloria se ne sta seduta sul muretto, Dall’altra parte della strada. La raggiunge. Lei gli dà una pacca sulla spalla e gli chiede: Hai paura?".
"Un po’."
"Pure io."
"Smettila" fa Pietro. "Ti hanno promosso. Lo sai."
"Che fai dopo?"
"Non lo so. E tu?"
"Non lo so. Facciamo qualcosa?"
"Occhei."
Rimangono in silenzio, seduti sul muretto, e se da una parte Pietro pensa che la sua amica è più bella del solito con quella maglietta di spugna azzurra, dall’altra sente il panico crescere.
Se ci riflette sa che non c’è nulla da temere, che la cosa, alla fine, si è sistemata.
Ma la sua pancia non la pensa allo stesso modo.
Ha voglia di andare in bagno.
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....
:) ....Da " Illuminazioni" .......A.Rimbaud ...
Fiori
Da un gradino d'oro, - fra i cordoni di seta, le organze grige, i velluti verdi e i dischi di cristallo che anne- riscono come bronzo al sole, - vedo la digitale aprirsi come su un tappeto di filigrane d'argento, di occhi e di capelli.
Monete d'oro giallo sparse sull'agata, colonne di mogano che sostengono una cupola di smeraldi, mazzi di raso bianco e sottili verghe di rubino circondano la rosa d'acqua.
Simili a un dio dagli enormi occhi azzurri e dalle forme di neve, il mare e il cielo attirano alle terrazze di marmo la folla delle giovani e forti rose.
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e' una frase di un poeta 'Lagerkvist':
"Si ha un bell'andare di paese in paese , ma non si impara mai tanto come dal mare"
è da li che comincia la storia degli scandinavi :qualcuno la fa risalire addirittura dopo il diluvio.
Tutta l'epica, la leggenda, e le tradizioni hanno per sfondo l'oceano.
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Citazione:
Originariamente Scritto da meigel
Citazione:
Originariamente Scritto da Ismene
Alan Bennet - Nudi e crudi
Un libro adorabile. Si legge in mezzora, è divertentissimo e fa riflettere... perfetto :)
Inconsueto e divertente!
Per restare in tema con l'autore:
La signora nel furgone.
«Oggi pomeriggio ho quasi inciampato in un serpente» mi ha detto Miss Shepherd. «Veniva su per la Parkway. Era lungo così, e grigio; un boa constrictor, casomai. Aveva l'aria velenosa. Strisciava contro il muro e sembrava che sapesse dove andava: secondo me puntava dritto verso il furgone». Per fortuna Miss Shepherd non ha preteso che chiamassi la polizia, come fa ogni volta che succede qualcosa di insolito. Forse questa del serpente era troppo insolita (anche se poi si è scoperto che avevano scassinato il negozio di animali della Parkway; magari il serpente lo aveva visto davvero). E' entrata in casa con la tazza e gliel'ho riempita; poi se l'è portata nel furgone. «Guardi, per sicurezza glielo dico subito, io coi serpenti me la sono vista brutta».
L'incontro col presunto boa constrictor risale all'estate del 1971; da qualche mese Miss Shepherd e il suo furgone erano in sosta permanente davanti a casa mia, a Camden Town. L'avevo vista per la prima volta qualche anno prima, vicino al convento in fondo alla strada: era lì in piedi accanto al suo furgone, in panne come al solito.....
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Sicuramente per chi ama Fanucci Editore:
Andreas Eschbach
Miliardi di tappeti di capelli
Nodo dopo nodo, giorno dopo giorno, per tutta la vita, faceva incessantemente sempre gli stessi movimenti della mano, annodava sempre gli stessi sottili capelli. Nel corso del tempo, erano talmente fini ed esigui da far diventare le dita sempre più tremolanti e gli occhi sempre più deboli per la fatica. I progressi del lavoro erano a malapena visibili. In una giornata, quando procedeva di buona lena, nasceva un nuovo lembo di tappeto. Forse, grande quanto l'unghia di un dito. Così, si rannicchiò di fronte allo scricchiolante telaio a cui era già stato seduto il padre, e prima il padre del padre, nella medesima posa curva, con la vecchia lente d'ingrandimento mezza sporca davanti agli occhi, le braccia sostenute dalla tavola consumata e premuta sul petto utile per dirigere gli aghi con la punta delle dita. Stringeva nodo dopo nodo, nella maniera tradizionale tramandatagli da generazioni e generazioni, fino a quando non entrò nella piacevole condizione della trance; la schiena smise di fargli male e non sentiva più la vecchiaia che nel frattempo gli si era infiltrata nelle ossa. Mentre il vento lambiva senza fine il tetto e s'infilava nelle finestre aperte, ascoltava i diversi rumori della casa costruita dal nonno del bisavolo: gli giungevano i suoni del battere delle stoviglie, delle conversazioni tra donne e figlie nella cucina dabbasso.........
Cito l'autore : "E' una storia di tessitori di capelli. Non posso promettervi che l'amerete. Non posso promettervi che vi piacerà. Posso solo fare una promessa: non la dimenticherete, mai."
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Jerome K.Jerome - Tre uomini in barca (per non parlar del cane)
Eravamo in quattro - George, William Samuel Harris, io e Montmorency. Eravamo seduti nella mia stanza, fumando e parlando di come eravamo messi male - intendo messi male da un punto di vista medico, ovviamente. Ci sentivamo tutti giù di morale, e la cosa ci preoccupava molto. Harris disse che a volte veniva sopraffatto da attacchi di vertigine così forti da non sapere più cosa stava facendo; e allora George disse che anch'egli soffriva di attacchi di vertigine da non sapere più cosa stava facendo. Per quanto mi riguardava, era il mio fegato ad essere in disordine. L'avevo saputo leggendo le indicazioni di una confezione di pillole per il fegato, in cui erano descritti i diversi sintomi dai quali si più capire di avere il fegato in disordine. Io li avevo tutti.
La prima volta che ho letto questo libro è stato trent'anni fa, ero un bambino di 10 anni e mi faceva morire dalle risate.
Mi fa ridere ancora adesso... è molto buono il libro, oppure io non sono cresciuto abbastanza :???:
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La mia famiglia ed altri animali - Gerald Durrell
Ho scoperto questo libro *per caso*, anni fa, curiosando da Adelphi. Mi pare di non averlo ancora consigliato - male! - perchè è bellissimo.
Durrell, famoso etologo, zoologo, giornalista dalla scrittura felice, ironica e solare, racconta il suo soggiorno con la famiglia nell'isola di Corfu', dove - bambino libero e senza i vincoli imposti dalla dimensione cittadina - scopre una natura incontaminata e mediterranea che per lui, inglese della nebbia e del freddo - equivale ad una specie di paradiso terrestre.
E' proprio questo soggiorno che fa maturare in lui la passione per la zoologia, e nella varia e variegata fauna che ci descrive, non manca di tracciare arguti ritratti di bipedi umani che popolano la sua vita di allora.
C'è un po' del Candido di Voltaire e un po' di Robinson Crusoe in questo libro veramente appassionante e divertente, e Corfu' non è mai stata cosi bella e luminosa, pare uscire dalle pagine per avvolgerci di mare e di sole.
Sebbene il tema potrebbe apparire troppo "specifico", non fatevi ingannare e leggetelo, sono sicura che vi piacerà.
:)
"Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso con la mia famiglia nell'isola greca di Corfu'. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell'isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro.
Non appena si sono trovati sulla pagina, non ne hanno piu' voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato vari amici a dividere i capitoli con loro. Soltanto con immensa fatica, e usando una notevole astuzia, sono riuscito a salvare alcune pagine sparse che ho dedicate esclusivamente agli animali."
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beh saró banale, ma ultimamente sto facendo una di quelle cose strane che mi capitano ogni tanto....rileggo la mia raccolta..di che????
N. 1: pag. 11
si?
io... volevo... ma cos´era quel grido?
Ah, volevate sapere questo? Era il campanello. Una mia piccola trovata. Meglio del solito "Drin Drin" non vi pare? Buongiorno.
.....
Ma che diavolo?!
Si?
Posso entrare? Vorrei parlare con DYLAN DOG......
in 10 giorno ho letto piú di metá della collezione e si che ce l´ho tutta........ :oops:
penso che le battute di Groucho siano ormai parte del mio pensare... :( saró matto???
ah dimenticavo il primo numero era intitolata "L´alba dei morti viventi" per chi non lo sapesse...
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Che bello questo topic!!
:smt038 :smt038 :smt038
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Citazione:
Originariamente Scritto da picodm
si?
io... volevo... ma cos´era quel grido?
Ah, volevate sapere questo? Era il campanello. Una mia piccola trovata. Meglio del solito "Drin Drin" non vi pare? Buongiorno.
.....
Ma che diavolo?!
Si?
Posso entrare? Vorrei parlare con DYLAN DOG......
in 10 giorno ho letto piú di metá della collezione e si che ce l´ho tutta........ :oops:
Ah,io ADORO Dylan Dog....e ti invidio non poco la collezione completa! :)
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Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose, e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini. Sdraiato nell'angolo di un divano coperto di stoffe persiane, e fumando, secondo la sua abitudine, un numero indefinito di sigarette, Lord Henry Wotton poteva vedere i fiori di un'acacia, colorati e dolci come il miele, quei rami fragili che pareva potessero appena sopportare una bellezza tanto splendida; e di quando in quando l'ombra fantastica di un uccello volante si proiettava e scorreva sulle pesanti tende di seta, con una specie di fuggitivo effetto giapponese, facendogli ricordare quei pittori di Tokio, dal viso di giada pallida, che pur servendosi d'un'arte necessariamente statica, cercano di rendere il senso della velocità e del moto.
Il Ritratto di Dorian Gray-Oscar Wilde.......
......quanto mi piacerebbe essere come Lord Henry :?
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Era un pigro pomeriggio di domenica, proprio di quelli che Walden preferiva. Davanti alla finestra aperta, guardava l'ampia distesa del parco. Sul prato pianeggiante si stagliavano alberi rigogliosi: un pino scozzese, un paio di querce possenti, alcuni castagni, e un salice che pareva la chioma inanellata di una fanciulla. Il sole era alto e gli alberi proiettavano ombre scure e fresche. Gli uccelli tacevano, ma le api sciamavano lungo il rampicante che incorniciava la finestra. Anche la casa era silenziosa. La maggior parte dei domestici si godeva la giornata di libertà. Gli unici ospiti per il fine settimana erano il fratello di Walden, George, sua moglie Clarissa, e le loro figlie. George era andato a fare una passeggiata, Clarissa stava riposando, e le ragazze non erano in vista. Walden si sentiva bene. Si era messo la finanziera per andare in chiesa, e fra una o due ore avrebbe indossato cravatta bianca e mansina per la cena; ora, però, se ne stava comodo in un vestito di tweed e una camicia col colletto morbido. A rendere perfetta la giornata, pensò, sarebbe bastato che Lydia quella sera avesse suonato il pianoforte.
Ken Follet
L'uomo di Pietroburgo
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Ogni mattina, varcata la soglia degli studi della radio, Murke si sottoponeva ad un esercizio di ginnastica esistenziale: saliva nell'ascensore Paternoster, ma non usciva al secondo piano, dove era il suo ufficio; si lasciava invece portare più in alto, oltre il terzo, il quarto, il quinto piano. Lo prendeva la paura ogni volta che la piattaforma della cabina si sollevava oltre il corridoio del quinto piano, quando la cabina si elevava cigolando nel vuoto dove cavi oliati e stanghe sporche di grasso, asmatico macchinario di ferro, spingeva la cabina dall'alto al basso: Murke fissava pieno di paura quell'unico luogo dell'edificio della radio che non fosse liscio e intonacato e respirava di sollievo quando la cabina, con uno scossone si drizzava, superava quel vuoto, si metteva di nuovo in linea e lentamente si abbassava verso il quinto, il quarto, il terzo piano.
Heinrich Böll, "La raccolta di silenzi del dottor Murke". racconto breve tratto dal libro "Racconti umoristici e satirici"
(su gentile richiesta ;) :fioriperte: )