Il Bianco e il Rosso: Freddo e Calore
Appena tornato dalla lezione sui paesi Europei, posso raccontarvi tre assaggi: due bianchi (figli del ghiaccio) e uno rosso (figlio del sole e dell'aridità). Una contrapposizione incredibile della bellezza che scaturisce dal freddo, con l'esaltazione dell'eleganza e della potenza vigorosa che il sole profonde all'uva. Germania, Austria e Spagna: questi gli assaggi che vorrei condividere con voi. :morellino:
Prendiamoli uno per uno, bicchiere per bicchiere e godiamoceli insieme; sperando di riuscire a trasmettervi anche solo un po' delle mie sensazioni (provate durante la degustazione...).
FrEdDo: Germania e Austria.
Riesling-Kabinett produzione in Rheingau 2006 con gradazione alcolica di 9,5%.
L'assaggio tedesco, bianco e cristallino, è stato "sorprendente". Il suo colore dorato, dotato soprattutto di una luminosità e di una vivacità incredibile, sembra un lingotto d'oro al sole... Quasi brillante. Osservarlo emoziona dal primo momento, poi, al naso ecco aprirsi le porte di un mondo sconosciuto: d'impatto, intenso e ampio nei profumi. Forte la mineralità: zolfo (leggero), grafite e quel caratteristico profumo che si sente annusando un selciato, la frutta matura (ananas, mela, o comunque a polpa bianca) e un delicato sentore floreale (soprattutto la ginestra). La finezza è evidente e particolare, soprattutto data dalla Muffa Nobile (Botrytis cinerea). Quando entra in bocca risalta immediatamente la dolcezza (impensabile per un vino che nasce nel freddo, ma ad esso infusa dall'appassimento dovuto alla Botrytis): è poca e colpisce solo nel primo momento in cui il vino entra nel cavo orale, poi svanisce immediatamente (questo ci fa anche pensare al fatto che sia un effetto dell'eccesso di sostanze gliceriche nel vino). Non dotato affatto di alcool resta morbido sulla lingua, avvolge la bocca come una pallina di burro e, grazie alla freschezza naturale che lo caratterizza permette una pulitissima salivazione che ci pulisce subito la bocca. L'equilibrio in questo vino è discreto (soprattutto perchè le freschezze sono ancora più forti della morbidezza - soprattutto dovuta al poco titolo alcolometrico). Questo, però, è un vino che ancora qualche tempo potrebbe esser conservato e quindi smussare le freschezze in favore del tocco vellutato. La cosa più bella di questo vino è il sapore paradisiaco donatogli dalla muffa (vedi anche un precedente post su un passito muffato).
Gruner Veltriner (dovrebbe scriversi cosi! non sono ferrato in tedesco) di Domane Wachau del 2007
Questo secondo bicchiere, guardandolo sembra poco differire dall'altro. Giallo dorato, carico di riflessi, è meno lucente del primo. Colpisce in maniera discreta l'occhio, non lo consideremmo sicuramente paragonabile a un favoloso Greco di Tufo! Portandocelo al naso l'impatto è subito gradevole, essendo semplice negli odori è di facile impatto nonostante la potenza al naso. Molto fruttato, acerbo (agrumi, pesche acerbe, mele verdi). Quando l'assaggiamo ci secca la bocca, privo di zuccheri, immediatamente caldo e morbido (come il velluto, la seta sulla lingua). Eppure saliviamo, ma di una saliva diversa dal primo: è salmastra, pastosa (e ci fa pensare a un terreno ricco di minerali, allo iodio...). Nonostante sia un bianco la cosa che colpisce subitissimo è la struttura dell'assaggio: corposo, quasi masticabile! Quando passa un po' di tempo ce l'abbiamo ancora sulla lingua, nel naso, sul palato (dono notevole per un bianco del nord europa: la persistenza non è affatto semplice da ottenere in vini che, per loro natura, sono devoti all'eleganza e all'esaltazione dei profumi più che all'impatto e alla durata). Mi ha lasciato col sorriso sulle labbra il sapore di nespola sul retro della lingua, sapore che è rimasto li per un sacco di tempo. Anche questo bianco potrebbe ancora per un bel po' di tempo restare in cantina, migliorare e offrire ulteriori profumi e sapori... perchè non aspettare ancora un po'? O, forse, aprirlo subito, mettere sul fornello uno spaghettino o una linguina con le cozze, le vongole e un po' di pomodorini, qualche fasolara, prezzemolo e tanto appetito!
CaLdo: Spagna.
Il nostro rosso, quello di stasera, nato in terreni aridi, assolati e con temperature di anche 45°, su terra costituita di gesso, calcare è un vino "antico". L'immagine che mi appare non appena ne ricordo il sapore, ne immagino la produzione, è la storia della Spagna: la famiglia reale, cattolica, rigida, colletti bianchi, vesti ricamate e austere. Questo vino, a mio avviso, racchiude la storia della cultura enologica dell'antica Spagna.
Marquès de Rascal - Reserva, tipologia Rioja 2003 (che dovrebbe avere base di Tempranillo, il vitigno simbolo della Spagna).
Nel bicchiere, denso e quasi nero se visto dall'alto, gode di un importante color granato (quindi ci fa pensare a un vino che ha fatto tanto invecchiamento, dopotutto in Spagna ogni vino fa tanti anni di botte prima di essere posto sul mercato). Tanto è la consistenza di questo vino che il bicchiere pesa, sembra colmo d'olio! Portandolo al naso spicca tutto tranne che il profumo dell'uva, del vitigno. Forte il tocco etereo: legno bagnato, polvere, terra umida, cromatina, mischio e finanche di Curry (la spezia). All'odore, forse un po' simile a quello dei vecchi vini importanti italiani (assaggiai anni fa un Barbera con un profumo simile, ricordante il Vecchio). Tutt'altro che scoraggiato da questi profumi, anche perchè col tempo il vino ha iniziato ad aprirsi, smorzarli e a rilasciare un, seppure lievissimo, profumo di frutti e confetture (ma davvero poco e poco duraturo), ho assaggiato questo prodotto "nuovo". Secco, privo di zuccheri, e si sente immediatamente, lascia un forte senso alcolico, morbidezze evidentissime (sembrava velluto), la freschezza smorzata dall'acool, il tannino elegantissimo (da legno) e una sapidità quasi inesistente. Non si può affatto dire che si sia davanti a un vino equilibrato, il tocco morbidissimo, infatti lo inclina in una sola direzione (dato soprattutto dall'alcool presente in modo esagerato). Il vino entra con una violenza incredibile e resta in bocca con un sapore di Ciliegie mature, amarene sotto spirito, ma a me ha ricordato subito le prugne, quelle nere, grandi e succose. La liquirizia e il caramello, alla fine saltano fuori lasciando un piacevole senso di "botte" in bocca. Un vino che non potrebbe affatto ancora invecchiare (andrebbe in declino) ma che, ora, sarebbe favoloso su un cosciotto d'agnello al forno... con le patate di contorno, tanto rosmarino, l'aglio e la cipolla, il timo, l'olio e un po' di quei forti sapori che si trovano nella carne ovina.
A presto, compagni di-vini ... che mi piacerebbe raccontarvi uno dei vini della mia TERRA: il TAURASI DOCG