Mac Peer
10-02-13, 21:23
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Le migliaia di giuliano-dalmati arrestati e uccisi dall'esercito nazionalcomunista di Tito nella primavera 1945, i quasi 300 mila costretti ad abbandonare le proprie terre e a rifugiarsi nei centri raccolta profughi sparsi per la penisola sono il prezzo estremo che l'Italia ha pagato per una guerra che ha contribuito a scatenare e che ha perso. Per oltre mezzo secolo di tutto questo si è scelto di non parlare per evitare verità difficili e scomode: le foibe e i profughi sono stati così negati dalla coscienza storica nazionale e confinati nella memoria della Venezia Giulia, dove le ferite rimaste aperte hanno alimentato aspre contrapposizioni. Nel corso degli ultimi dieci anni le condizioni sono mutate: l'attenuarsi delle polemiche ideologiche, la pubblicazione di numerosi saggi di divulgazione scientifica, le prese di posizione di leader politici appartenenti a entrambi gli schieramenti hanno portato nel 2004 alla decisione pressoché unanime del Parlamento di istituire la "giornata del ricordo ": da allora, il 10 febbraio (anniversario della firma del Trattato di pace) è occasione per riflessioni e ricostruzioni storiche su una delle pagine più complesse e drammatiche della nostra storia recente. Attraverso una ricca documentazione fotografica il volume ripercorre la vicenda della frontiera nordorientale nel corso del Novecento: l'assegnazione all'Italia nel 1918 di una terra di confine mistilingue, dove coabitano italiani e slavi; le tensioni scatenate dal nazionalismo fascista ed esasperate dalla guerra 1941-43; lo sviluppo del movimento partigiano di Tito, che mescola comunismo e nazionalismo in una miscela esplosiva; l'occupazione jugoslava dell'Istria e della Venezia Giulia nella primavera 1945 e la pulizia etnico-politica nota come "foibe"; le trattative di pace e la spartizione della regione nel 1947; la fuga di centinaia di migliaia di italiani che lasciano le terre passate sotto sovranità jugoslava; l'emergenza nei centri raccolta profughi e la faticosa ricerca di normalizzazione; le vicende del Territorio libero di Trieste sino al definitivo trattato di Osimo del 1975. Ne risulta un ritratto efficace ed esaustivo, che attraverso le immagini, le citazioni letterarie e l'agile saggio introduttivo accompagna il lettore alla scoperta della tragedia negata degli italiani d'Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Le migliaia di giuliano-dalmati arrestati e uccisi dall'esercito nazionalcomunista di Tito nella primavera 1945, i quasi 300 mila costretti ad abbandonare le proprie terre e a rifugiarsi nei centri raccolta profughi sparsi per la penisola sono il prezzo estremo che l'Italia ha pagato per una guerra che ha contribuito a scatenare e che ha perso. Per oltre mezzo secolo di tutto questo si è scelto di non parlare per evitare verità difficili e scomode: le foibe e i profughi sono stati così negati dalla coscienza storica nazionale e confinati nella memoria della Venezia Giulia, dove le ferite rimaste aperte hanno alimentato aspre contrapposizioni. Nel corso degli ultimi dieci anni le condizioni sono mutate: l'attenuarsi delle polemiche ideologiche, la pubblicazione di numerosi saggi di divulgazione scientifica, le prese di posizione di leader politici appartenenti a entrambi gli schieramenti hanno portato nel 2004 alla decisione pressoché unanime del Parlamento di istituire la "giornata del ricordo ": da allora, il 10 febbraio (anniversario della firma del Trattato di pace) è occasione per riflessioni e ricostruzioni storiche su una delle pagine più complesse e drammatiche della nostra storia recente. Attraverso una ricca documentazione fotografica il volume ripercorre la vicenda della frontiera nordorientale nel corso del Novecento: l'assegnazione all'Italia nel 1918 di una terra di confine mistilingue, dove coabitano italiani e slavi; le tensioni scatenate dal nazionalismo fascista ed esasperate dalla guerra 1941-43; lo sviluppo del movimento partigiano di Tito, che mescola comunismo e nazionalismo in una miscela esplosiva; l'occupazione jugoslava dell'Istria e della Venezia Giulia nella primavera 1945 e la pulizia etnico-politica nota come "foibe"; le trattative di pace e la spartizione della regione nel 1947; la fuga di centinaia di migliaia di italiani che lasciano le terre passate sotto sovranità jugoslava; l'emergenza nei centri raccolta profughi e la faticosa ricerca di normalizzazione; le vicende del Territorio libero di Trieste sino al definitivo trattato di Osimo del 1975. Ne risulta un ritratto efficace ed esaustivo, che attraverso le immagini, le citazioni letterarie e l'agile saggio introduttivo accompagna il lettore alla scoperta della tragedia negata degli italiani d'Istria, di Fiume e della Dalmazia.